Situato sulle pendici dell’Etna (il vulcano attivo più alto, d’Europa), tra le città di Catania e Messina; la struttura ricettiva si trova a seicento metri sul livello del mare e la sua posizione è ubicata nel centro di Trecastagni, un paese nel cuore dei campi di lava molto fertili dell’Etna, rinomati sin dal 1700 per le loro viti da uva. Tutto questo garantisce estati più temperate, aria pura di montagna e panorami mozzafiato che si estendono a nord verso il maestoso Etna e a sud fino al più blu dei mari, il Mediterraneo.
Scegliere San Anton a Trecastagni vuol dire assaporare l’arte, l’architettura e la cultura siciliana, rilassarsi senza fretta, mangiare sano,degustare ottimi vini, dormire profondamente e anche visitare destinazioni di fama mondiale come l’Etna, Catania, Taormina e Siracusa. Le principali attrazioni di SAN ANTON sono: la posizione privilegiata e la moderna costruzione realizzata nel 2021/2022 ( secondo standard elevati di qualità e designer).
La struttura ha come tema il Grand Tour della Sicilia del 17° e 18° secolo. Situato nel cuore di Trecastagni, alle falde dell’Etna, l’ Hotel dista solo trenta minuti dall’aeroporto di Catania e dal suo centro storico, ed altrettanto dalle limpide acque mediterranee della Sicilia orientale.
“E’ qui che il cuore dell’uomo è più vicino a Dio, e la sua anima più sincera“
Nel 17° e 18° secolo era usanza per i giovani rampolli, -appartenenti a nobili famiglie-, fare un viaggio in Europa. Una volta raggiunta la maggiore età, accompagnati da un tutore o un componente della famiglia, partivano per ampliare le loro conoscenze economiche, storiche e culturali. Tale avventura venne intrapresa anche da altri viaggiatori, sino a diventare uso e costume di molti giovani viaggiatori desiderosi di scoprire nuove mete e culture. Nel 2008 il New York Times ha così descritto i Grandi Turisti (I Grandi Viaggatori) :
“Con fondi quasi illimitati, gli aristocratici per mesi (o anni) , commissionarono dipinti, perfezionarono le abilità linguistiche e si mescolarono nel continente”.
L’usanza dei Grandi Viaggiatori – fiorì dunque nel 1660 e durò fino all’avvento del trasporto ferroviario nel 1840 – possiamo dunque definirlo un “rito di passaggio educativo”. Il Grand Tour in genere iniziava a Londra , passava per Parigi, e si concentrava principalmente in ‘Italia, in particolare su Roma. I più avventurosi si recavano anche a sud verso Napoli e la Sicilia. I Grandi Turisti (I Grandi Viaggatori) visitarono famose rovine, conobbero le diverse architetture, fontane , chiese, collezioni private e musei.
Oltre a visitare luoghi d’arte e di pregio architettonico, i “viaggatori” ascoltavano anche musica, visitavano teatri, venivano istruiti alla conoscenza di diverse lingue, alla scherma, alla danza, equitazione e altre forme popolari di intrattenimento.
Cosa hanno ottenuto mescolandosi con artisti italiani di ispirazione rinascimentale? Sicuramente vivere emozioni e cultura – la ‘bella vita’.
I luoghi in Sicilia visitati dai “viaggatori” del Grand Tour erano prevalentemente quelli noti per i fenomeni vulcanici; i principali erano l’Etna (la salita ai crateri) e le isole Eolie, le altre destinazioni popolari erano Acireale, Taormina, Siracusa, Segesta e Selimunte, poiché i tesori dell’arte classica e dell’architettura trovati in questi luoghi erano già acclamati in tutto il mondo.
I Grand viaggiatori erano già “blogger” anche senza Internet.
Avevano infatti qualcosa in comune con i turisti moderni; narravano e scrivevano nei loro diari I luoghi, e gli oggetti che avevano scoperto. Numerose furono anche le lettere inviate agli amici e familiari.
Oggi i turisti condividono ugualmente emozioni, bellezze paesaggistiche e le diverse culture solo che lo fanno attraverso la memoria storica della fotografia!
Nel 17° e 18° secolo era usanza per i giovani rampolli, -appartenenti a nobili famiglie-, fare un viaggio in Europa. Una volta raggiunta la maggiore età, accompagnati da un tutore o un componente della famiglia, partivano per ampliare le loro conoscenze economiche, storiche e culturali. Tale avventura venne intrapresa anche da altri viaggiatori, sino a diventare uso e costume di molti giovani viaggiatori desiderosi di scoprire nuove mete e culture. Nel 2008 il New York Times ha così descritto i Grandi Turisti (I Grandi Viaggatori) :
“Con fondi quasi illimitati, gli aristocratici per mesi (o anni) , commissionarono dipinti, perfezionarono le abilità linguistiche e si mescolarono nel continente”.
L’usanza dei Grandi Viaggiatori – fiorì dunque nel 1660 e durò fino all’avvento del trasporto ferroviario nel 1840 – possiamo dunque definirlo un “rito di passaggio educativo”. Il Grand Tour in genere iniziava a Londra , passava per Parigi, e si concentrava principalmente in ‘Italia, in particolare su Roma. I più avventurosi si recavano anche a sud verso Napoli e la Sicilia. I Grandi Turisti (I Grandi Viaggatori) visitarono famose rovine, conobbero le diverse architetture, fontane , chiese, collezioni private e musei.
Oltre a visitare luoghi d’arte e di pregio architettonico, i “viaggatori” ascoltavano anche musica, visitavano teatri, venivano istruiti alla conoscenza di diverse lingue, alla scherma, alla danza, equitazione e altre forme popolari di intrattenimento.
Cosa hanno ottenuto mescolandosi con artisti italiani di ispirazione rinascimentale? Sicuramente vivere emozioni e cultura – la ‘bella vita’.
I luoghi in Sicilia visitati dai “viaggatori” del Grand Tour erano prevalentemente quelli noti per i fenomeni vulcanici; i principali erano l’Etna (la salita ai crateri) e le isole Eolie, le altre destinazioni popolari erano Acireale, Taormina, Siracusa, Segesta e Selimunte, poiché i tesori dell’arte classica e dell’architettura trovati in questi luoghi erano già acclamati in tutto il mondo.
I Grandi viaggiatori erano già “blogger” anche senza Internet.
Avevano infatti qualcosa in comune con i turisti moderni; narravano e scrivevano nei loro diari i luoghi, e gli oggetti che avevano scoperto. Numerose furono anche le lettere inviate agli amici e familiari.
Oggi i turisti condividono ugualmente emozioni, bellezze paesaggistiche e le diverse culture solo che lo fanno attraverso la memoria storica della fotografia!